Il Corriere del Veneto scrive di Veraison Group, della sua recente costituzione e del suo modello di business. Edoardo Freddi parla anche delle sfide future e di come il settore del vino assisterà sempre più ad aggregazioni di questo tipo nei prossimi anni.
«Il vino ha bisogno di tantissime operazioni di aggregazione. Ma mi auguro di matrice più industriale che finanziaria». Un’aggregazione tra aziende commerciali molto forti, tra cui la veronese Salvaterra, tra i player di rilievo dell’Amarone. Con l’obiettivo di allargarsi ancora. Sullo sfondo di un mondo del vino sempre più in movimento sulle aggregazioni, anche in Veneto Edoardo Freddi, amministratore delegato di Veraison, ritorna sul progetto di aggregazione lanciato un mese fa, che riparte da un fatturato aggregato di 30 milioni di euro.
Progetto che ha messo insieme quattro realtà: oltre a Salvaterra, presente in 40 mercati, la mantovana Progetti Agricoli, e la romagnola 4Ru. A cui si aggiunge Freedl group, la holding guidata da Freddi, realtà da un lato che rappresenta all’estero più di 50 cantine italiane, dall’altro attiva con società di acquisto di prodotti vinicoli finiti o sfusi, rivenduti con marchi propri. Sarà Freedl ad avere il ruolo di capofila di Veraison, con il 51%: Freddi ne è amministratore delegato, al fianco del presidente Roberto Giacobone, in arrivo da Salvaterra.
Progetto di aggregazione interessante, perché fatto da operatori del settore. «Abbiamo raggruppato tre aziende con cui collaboravamo e in cui siamo entrati tra 2017 e 2018 – spiega Freddi -. Le aziende resteranno separate, anche in forza di reti e posizionamenti commerciali diversi. Non pensiamo ad oggi a una fusione, ma nomineremo un direttore commerciale e faremo attività comuni. Abbiamo voluto un modello nuovo, che non mettesse insieme tutto subito. Più guidato ad oggi da una scelta finanziaria. Il quadro è in divenire: pensiamo di presentare l’assetto definitivo ai prossimi Vinitaly e Prowein».
E tuttavia la direzione di marcia per il futuro è chiara; e guarda alla crescita per acquisizioni. «Pensiamo di fare un’altra aggregazione entro fine anno e una il prossimo – aggiunge Freddi -. Vogliamo salire a 7-8 aziende coinvolte, per acquisizioni. Realtà asset light: aziende con pochi vigneti, ma commercialmente avviate. Per salire a un fatturato oltre i 50 milioni di euro». Perché l’obiettivo è rafforzare la presenza all’estero, in Paesi nuovi o dove ci sia spazio per aumentare la quota di mercato.